giovedì 9 aprile 2009

TERMOVALORIZZATORE / DA LEGGERE

Quello che nessuno vi ha detto sul termovalorizzatore di Acerra (e su quello che si sta meditando di mettere in provincia di Savona)AMBIENTE & NATURA, POLITICA — DI VALERIA ROSSI ON APRILE 4, 2009 AT 12:36
di VALERIA ROSSI - “LO STATO C’E'!” ha affermato trionfalmente il duce inaugurando il nuovo termovalorizzatore di Acerra, presunta risposta definitiva al problema dei rifiuti in Campania.Bene, allora forse sarebbe meglio che lo Stato non ci fosse. Quello che segue è un breve estratto dal discorso che avrebbe dovuto tenere il professor Federico Valerio dell’IST a una puntata di Superquark condotta da Piero Angela… che, guarda caso, è stata annullata. Ecco le sue parole:
“Nonostante i sofisticati sistemi di disinquinamento dei termovalorizzatori dell’ultima generazione, dai camini non esce, come qualcuno crede, profumo di limoni.
In base alle dichiarazioni pubbliche del Vice Commissario di Governo per l’emergenza rifiuti della Campania, il termovalorizzatore di Acerra “ garantisce” , per chi abita nelle zone di ricaduta dei suoi fumi, qualcosa come 1.024 tonnellate all’anno di anidride solforosa, acido cloridrico, polveri, ossidi di azoto ed una ventina di chili tra cadmio, tallio e mercurio.
Per quanto riguarda le emissioni di diossine e furani, la quantità giornaliera che il Vice Commissario di Governo per l’Emergenza Rifiuti, Bonifiche e tutela delle acque della Regione Campania “garantisce” ai cittadini di Acerra e dintorni è di 548 milioni di picogrammi: quanto basta per coprire la dose massima giornaliera giudicata tollerabile dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per tre milioni novecento quattordicimila e rotti soggetti adulti.
Ma l’impianto ambientale dei tanto decantati termovalorizzatori dell’ultima generazione non finisce qui.Molti degli inquinanti che meravigliosi macchinari sottraggono ai fumi non spariscono certo per magia!Rimangono intrappolati nelle cosiddette polveri volanti o nei fanghi prodotti dal lavaggio dei fumi.
In altre parole, i termovalorizzatori oltre che inquinanti aeriformi, producono rifiuti tossici che devono essere smaltiti con le dovute cautele.
E non è un problema da poco, anche in termini finanziari.I due tanto decantati inceneritori di Vienna, ogni anno spediscono 506 tonnellate di questi rifiuti da loro prodotti, nelle ex miniere di salgemma di Heilbrom, a nord di Stoccarda, con un viaggio di oltre 200 chilometri.E in queste stesse miniere finiscono, a caro prezzo, le polveri volanti dei termovalorizzatori tedeschi, come pure quelle prodotte dal termovalorizzatore di Breascia!
La stupidità della scelta che in modo massiccio si vuole imporre, anche con la forza, agli italiani è che i termovalorizzatori non riescono a far meno delle discariche.Dopo la termovalorizzazione, dal 20 al 30% in peso di quello che entra nell’impianto lo si trova, sotto forma di scorie e ceneri pesanti, tutt’altro che inerti come si vuol far credere, con l’aggravante che metalli e diossine, ancora presenti in queste ceneri, risultano più solubili e biodisponibili dei metalli e delle diossine che si trovano nei rifiuti prima della termovalorizzazione.
La stupidità della termovalorizzazione a tutti i costi è che esistono altri metodi, non solo accettati dalla popolazione, ma anche più economici, meno energivori, intrinsecamente a minore impatto ambientale, idonei a risolvere i problemi rifiuti e questi metodi sono: il riuso, il riciclaggio, il compostaggio, l’ossidazione biologica.Ancora migliori, dal punto di vista ambientale, economico energetico sono le politiche che inducono una minore produzione di rifiuti, come il compostaggio domestico e la reintroduzione del vuoto a rendere. Ognuno di voi faccia mente locale su quanta posta indesiderata ha trovato questa mattina nella propria casella postale, per valutare gli effetti di una semplice norma che vietasse la pubblicità a domicilio, o sul parabrezza delle auto, peraltro pratiche giudicate poco efficaci anche da parte degli stessi pubblicitari!La richiesta di privilegiare queste scelte, prima di pensare a qualunque termovalorizzatore, non è solo da parte di alcune minoranze disinformate, come in Italia si vuol far credere.E’ la scelta che gran parte dell’Europa ha avviato da tempo, ma ancor più, queste sono le scelte di una Nazione che non a caso, non viene mai citata dagli amici dei termovalorizzatori: gli Stati Uniti.In questo Paese, grazie ad opportune scelte politiche, la produzione procapite dei rifiuti si è ridotta, in dieci anni, del 19% ed è ormai stabile da diversi anni; il 32% di tutti i prodotti negli è riciclato o compostato e l’incenerimento è passato dal 30,6% degli anni “60”, all’attuale 15,9%. Questo forte calo non è casuale.La crisi degli inceneritori negli USA è cominciata quando gli Stati Federali, uno dopo l’altro, hanno deciso di non sovvenzionare l’elettricità prodotta dai termovalorizzatori. Questo ha comportato l’annullamento dei progetti di oltre duecento nuovi termovalorizzatori e la chiusura di numerosi altri impianti, diventati improvvisamente troppo costosi.La crisi dei termovalorizzatori negli U.S.A. ha costretto le multinazionali dei rifiuti a trovare mercati più facili nel terzo mondo e l’Italia, che offre generose sovvenzioni ed agevolazioni di ogni genere a chi realizza termovalorizzatori, è diventata terra di conquista”.

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