martedì 31 marzo 2009

STORIA DI FORZA ITALIA / DA LEGGERE

Buongiorno a tutti.Non per guastare la festa a questa bella incoronazione imperiale del leader del popolo delle libertà che, come avete visto, a sorpresa è stato eletto primo, unico, ultimo imperatore del partito che aveva fondato sul predellino di una macchina e che quando l'aveva fondato Gianfranco Fini l'aveva subito fulminato dicendo: “siamo alla comica finale, noi non entreremo mai nel Popolo della Libertà e Berlusconi non tornerà mai più a Palazzo Chigi con i voti di Alleanza Nazionale”.E quando qualcuno gli aveva chiesto “Possibilità che AN rientri all'ovile?”, risposta di Fini: “Noi non dobbiamo tornare all'ovile perché non siamo pecore”. Poi come avete visto sono tornati all'ovile quindi ne dobbiamo concludere che sono pecore o pecoroni.Ecco, non è per guastare il clima idilliaco anche perché avete visto che sono talmente uniti che su 6000 delegati non se n'è trovato uno che votasse per un altro candidato; potevano pagarne uno almeno per votare per un altro candidato almeno facevano finta di averne due, invece no. E' stata proprio una cosa unanime che ha molto commosso il Cavaliere che non se l'aspettava: avete visto l'emozione con cui ha scoperto di essere stato eletto leader in quei congressi che proprio all'ultimo momento ti riservano questo colpo di scena finale. Chi l'avrebbe mai detto.Ma diciamo che questo stava nelle cose. La cosa interessante è che a poco a poco si cominciano, con quindici anni di ritardo, a vedere i nomi e i cognomi dei veri padri fondatori di quest'avventura che adesso si chiama Popolo della Libertà, che prima si chiamava Casa della Libertà , che prima ancora si chiamava Polo della Libertà e che in realtà ha un unico padrone che si chiama sempre Forza Italia.Quante volte abbiamo sentito rievocare la storia di Forza Italia, le origini... adesso c'è anche quel libro scritto in caratteri gotici, molto grosso per i non vedenti, probabilmente è la versione braille quella che Berlusconi ha mostrato in televisione, che invece della fiaba di cappuccetto rosso, di Cenerentola racconta la fiaba di uno dei sette nani: l'ottavo nano, anzi, come l'avevano ribattezzato i fratelli Guzzanti e la Dandini.
Craxi, questo sconosciuto
L'ottavo nano che nel 1993 cominciò a macinare idee, progetti che poi si tradussero in Forza Italia.All'inizio ci dicevano che fu lui ad avere questa intuizione meravigliosa, anzi quando qualcuno insinuava che ci potessero essere dei rapporti, dei suggerimenti di Bettino Craxi, di alcuni strani personaggi siciliani che poi vedremo, veniva tutto negato: “non sia mai, noi non c'entriamo niente”. Anzi Berlusconi Craxi faceva proprio finta di non conoscerlo. Per la precisione, il 21 febbraio del 1994, ad un mese ed una settimana delle prime elezioni che Berlusconi vinse, tre settimane dopo il famoso discorso televisivo a reti unificate spedito in videocassetta ai telegiornali, quello della discesa in campo, Berlusconi era a Mixer, ospite di Giovanni Minoli che, conoscendo anche lui molto bene Craxi gli chiese quale fosse il suo rapporto con Craxi.All'epoca Craxi era un nome impronunciabile, era il numero uno dei tangentari, stava facendo di gran fretta le valige perché di li a poco con l'insediamento del nuovo Parlamento i vecchi parlamentari avrebbero perso ipso facto l'immunità e sarebbe finito dentro. Allora stava apprestandosi alla fuga, alla latitanza verso Hammamet. Era un nome pericoloso, e Berlusconi, fedele alle amicizie e coerente come sempre, rispose a Minoli: “è una falsità, una cosa senza senso dire che dietro il signor Berlusconi ci sia Craxi. Non devo nulla a Craxi e al cosiddetto CAF”.Un anno dopo, lui aveva già fatto il suo primo governo, era già cascato, c'era il governo tecnico Dini, alla Repubblica gli chiesero notizie di Craxi perché era venuto fuori da un vecchio consulente di Publitalia che aveva partecipato alla progettazione, addirittura pare fin dall'estate del 1992, Ezio Cartotto, alla nascita di Forza Italia, aveva raccontato che in queste riunioni, in quella decisiva ai primi di aprile del 1993, mente lui era li ad Arcore con Berlusconi si aprì una porta ed entrò Craxi e diede alcune indicazioni. Per esempio che bisognava mettere insieme le truppe berlusconiane con i leghisti, ma Craxi disse “mai con i fascisti”. Craxi aveva tanti difetti ma essendo un socialista i fascisti non li voleva vedere mentre, come abbiamo visto, Berlusconi si è portato dentro i fascisti e anche qualche nazistello per non disperdere i voti.In ogni caso i giornali pubblicarono le dichiarazioni di Cartotto, che chi di voi vuole vedere nel completo trova nel libro “L'odore dei soldi”, lì c'è proprio il racconto di questa riunione nella quale Craxi spalancò una porta.Berlusconi replicò negando. Io mi ricordo che in una conferenza stampa in quei giorni a Torino, al Lingotto, io gli chiesi se era vero che Craxi avesse partecipato a queste riunioni e lui, invece di rispondermi, mi disse “si vergogni di farmi questa domanda”. Era una conferenza stampa: in un altro paese immagino che tutti i giornalisti avrebbero rifatto la stessa domanda fino a ottenere la risposta, invece i colleghi, che sono quelli che fanno parte del codazzo, che sono ormai quasi di famiglia per lui, mi guardarono come dire: “ce lo disturbi, così ci rimane male, ci rimane storto per tutta la giornata”. Io mi ritirai in buon ordine, non conoscendo queste usanze altamente democratiche.Berlusconi disse di nuovo: “Forza Italia e Craxi sono politicamente lontani anni luce. Posso assicurare che politicamente non abbiamo a che fare con Craxi e siamo stati molto attenti anche alla formazione delle liste elettorali”. Come dire, quello è un pregiudicato e noi i pregiudicati non li vogliamo. Non vogliamo neanche gli indagati, infatti Forza Italia nel 1994 faceva firmare una dichiarazione ai suoi candidati nella quale dichiaravano non solo di avere condanne ma nemmeno di avere mai ricevuto un avviso di garanzia, che è addirittura eccessivo come dicevamo la settimana scorsa. Per essere indagati basta essere denunciati da qualcuno, che magari si inventa le accuse.“Non rinnego l'amicizia con Craxi ma è assolutamente escluso che Forza Italia possa aver avuto o avere alcun rapporto con Craxi”. 2 ottobre 1995.Craxi è rimasto latitante dal 1994 al 2000 ad Hammamet. Nel gennaio del 2000 è morto. Stefania Craxi ha aspettato per sei anni che l'amico Silvio, che doveva molto se non tutto a Craxi, andasse a trovare suo padre e Berlusconi non c'è mai andato, è andato a trovarlo da morto al funerale.Infatti, parlando al Corriere della Sera nell'agosto del 2004, Stefania Craxi dichiarava: “A Berlusconi non perdono di non essere mai stato a trovare mio padre neppure una volta.”.L'avete vista, l'altro giorno piangeva felice durante la standing ovation riservata a Craxi su invito di Berlusconi dall'assemblea dei congressisti; evidentemente si è dimenticata o forse ha perdonato, o forse il fatto che l'abbiano portata in Parlamento l'ha aiutata a perdonare.Sta di fatto che Craxi era un appestato, non si poteva dire che Craxi era uno dei padri fondatori di Forza Italia e poi dei suggeritori, visto che da Hammamet non faceva mai mancare i suoi amorevoli consigli, come emerse dalle famose intercettazioni depositate nel processo sulle tangenti della metropolitana di Milano, quelle che il giovane PM Paolo Ielo tirò fuori in aula per dimostrare la personalità criminale di Craxi che anche dalla latitanza continuava a raccogliere dossier a distribuire suggerimenti, ed era in contatto con il gruppo parlamentare di Forza Italia. Tant'è che il portavoce del gruppo parlamentare si dovette dimettere perché era solito sottoporre a Craxi le interrogazioni e le interpellanze parlamentari, e Craxi dava ordini su come orchestrare le campagne contro i magistrati... anche questo lo trovate mi pare in “Mani Pulite” se non ricordo male.
L'altro padrino fondatore
Ma, andando avanti, l'altro giorno finalmente c'è stato lo sdoganamento postumo di Craxi: quindici anni esatti dopo la prima vittoria elettorale di Forza Italia Berlusconi ci ha fatto sapere pubblicamente, durante la standing ovation, che uno dei padri fondatori era Bettino. Non è male un partito che ha fra i suoi padri fondatori un latitante, no?Ecco, per chi pensasse che non è bello un partito co-fondato da un latitante, fermi la propria indignazione o la propria riprovazione perché tra i padri fondatori Craxi probabilmente è il più pulito. Nel senso che, magari ci arriviamo al prossimo congresso, prima o poi sentiremo il Cavaliere ammettere anche il nome di altri padri fondatori di Forza Italia, che per il momento restano ancora abbastanza nell'ombra.Quando voi vedrete a un prossimo congresso, non so... quando gli metteranno la corona o gli poseranno la spada sulla spalla o si metterà lo scolapasta in testa e il mestolo in mano e comincerà a declamare in lingue strane, se solleciterà una standing ovation per Vittorio Mangano sappiate che quello è il momento: finalmente un altro padre, o padrino, fondatore di Forza Italia verrà allo scoperto. Per il momento ci dobbiamo accontentare di quello che siamo riusciti a scrivere nei nostri libri, perché noi scriviamo nei nostri libri delle cose e poi dieci anni dopo Berlusconi arriva e le dice, e tutti i giornali le annotano dicendo “Berlusconi rivela...”. No, Berlusconi non rivela niente: confessa tardivamente, di solito quando le cose sono andate in prescrizione.Allora, per essere precisi perché molto spesso si fa letteratura, Mangano, non Mangano, sarà vero o non sarà vero.Io vi cito semplicemente quello che noi sappiamo per certo sul ruolo che ebbe Vittorio Mangano in tandem con Marcello Dell'Utri nella nascita di Forza Italia.Un po' di date: il 23 maggio del 1992, strage di Capaci. Qualche giorno dopo Ezio Cartotto, che è un vecchio democristiano della sinistra DC milanese che teneva delle lezioni e delle consulenze ai manager e ai venditori di Publitalia e che quindi lavorava per Dell'Utri, viene chiamato da Dell'Utri. Siamo nell'estate del 1992, tangentopoli è appena esplosa, non c'è ancora nessun politico nazionale indagato dal pool di Mani Pulite: hanno preso Mario Chiesa, hanno preso i due ex sindaci di Milano Tognoli e Pillitteri, hanno preso un po' di amministratori locali democristiani, comunisti, socialisti. Eppure Dell'Utri, evidentemente con le buone fonti che ha a Palermo, ha già deciso che la classe politica della prima Repubblica è già alla frutta e non si salverà e quindi a scanso di equivoci chiama Cartotto e, in segreto, senza nemmeno parlarne con Berlusconi, gli commissiona – dice Cartotto - “di studiare un'iniziativa politica legata alla Fininvest”.Poi c'è la strage di Via D'Amelio, preceduta dalla famosa intervista dove Paolo Borsellino ha detto che a Palermo ci sono ancora indagini in corso sui rapporti fra Berlusconi, Dell'Utri, Mangano e il riciclaggio del denaro sporco.Dopo avere dato quell'intervista, passano nemmeno due mesi e Borsellino viene eliminato a sua volta. Intanto Cartotto lavora come una talpa: lo sa solo Dell'Utri. Berlusconi, questo lo trovate negli atti del processo Dell'Utri e noi in Onorevoli Wanted e anche nel libro arancione “L'amico degli amici” abbiamo raccontato dilungandoci questa vicenda che ha semplicemente dell'incredibile. O almeno, avrebbe dell'incredibile se qualcuno la conoscesse, se qualcuno l'avesse raccontata in questi giorni in cui tutti facevano i retroscena della nascita di Forza Italia. Si sono dimenticati questi popò di retroscena.Nell'autunno del 1992 Berlusconi viene informato del fatto che farà un partito, perché i primi a saperlo sono Dell'Utri e Cartotto. Da' il suo via libera al progetto, che prosegue tramite le strutture di Publitalia all'ottavo piano di Palazzo Cellini a Milano 2, dove ha gli uffici Dell'Utri.Il progetto viene chiamato “Progetto Botticelli”, viene camuffato da progetto aziendale, in realtà è un progetto politico che sfocerà in Forza Italia, e poi ci sono tutte le riunioni di quando Berlusconi comincia a consultarsi con i suoi uomini.Ovviamente, non solo i manager del gruppo ma anche i direttori dei giornali e dei telegiornali, che sono sempre i vari Costanzo, Mentana, Fede, Liguori e ovviamente Confalonieri, Dell'Utri, Previti, Ferrara. Montanelli non ci andava, ma ci andava Federico Orlando che poi ha scritto un libro, anche quello molto interessante: “Il sabato andavamo ad Arcore” pubblicato dalla Larus di Bergamo.Poi ha scritto un altro libro “Fucilate Montanelli”, nel quale si raccontano, per gli Editori Riuniti, questi fatti.
Le riunioni ad Arcore
In queste riunioni ci sono discussioni, perché Berlusconi è preoccupatissimo. C'è il referendum elettorale che ha portato l'Italia alla preferenza unica e si va verso l'uninominale, c'è la scomparsa nella primavera del 1993 dei vecchi partiti che gli avevano garantito protezione per vent'anni, c'è la necessità di sostituirli con qualcosa che sia talmente forte da sconfiggere la sinistra che sembra approfittare del degrado morale che sta emergendo soprattutto, ma non solo, per i partiti del centrodestra – poi il PCI era coinvolto anche nella sua ala milanese ma non a livello nazionale nello scandalo di tangentopoli. E soprattutto c'è tutto il problema delle concessioni televisive e di chi andrà a governare il Paese e quindi a regolare la materia delle concessioni televisive che Berlusconi aveva appena sistemato con la famosa legge Mammì e quei famosi 23 miliardi finiti sui conti esteri della All Iberian di Craxi subito dopo la legge Mammì.Allora c'è grande allarme, c'è grande preoccupazione: sarà meglio entrare o sarà meglio non entrare? C'è tutta la manfrina “facciamo un partito di centrodestra e poi lo consegniamo chiavi in mano a Segni e Martinazzoli perché vadano avanti loro, oppure lo facciamo noi?”. Questo era il dibattito, che nell'aprile del 1993 segna la benedizione ufficiale di Craxi con quella riunione che vi dicevo prima ad Arcore con Ezio Cartotto.
La mafia e la nuova Repubblica
Poi ci sono altre discussioni, ci sono ancora i frenatori come Confalonieri, Gianni Letta, Maurizio Costanzo che sono piuttosto ostili al progetto, o meglio temono che per Berlusconi sia un autogol.Sarà un caso, ma proprio il 14 maggio del 1993 la mafia fa un attentato a Roma, il primo attentato a Roma nella storia della mafia, il primo attentato fuori dalla Sicilia nella storia della mafia viene fatto a Roma nel quartiere dei Parioli. Contro chi? Ma guarda un po': Maurizio Costanzo che sfugge poi, fortunatamente, per un centesimo di secondo.Quel Costanzo che stava nella P2: evidentemente qualche ambientino non si aspettava che fosse ostile alla discesa in campo. Perché lo dico? Perché in quello stesso periodo in Sicilia e in tutto il sud ovest, anche Calabria, si muovevano delle strane leghe meridionali che, in sintonia con la Lega Nord – c'era stato addirittura a Lamezia Terme un incontro con un rappresentante della Lega Nord – si proponevano di secedere, di staccare Sicilia, Calabra... infatti si chiamavano “Sicilia libera”, “Calabria libera”. Era tutto un fronte di leghe molto strano: invece di esserci i padani inferociti lì c'erano strani personaggi legati un po' alla mafia, un po' alla 'ndragheta e un po' alla P2 e uno di questi, il principe Orsini che aveva legami con questi personaggi, aveva legami anche con Marcello Dell'Utri.Quindi noi sappiamo che Dell'Utri – lo ha dimostrato Gioacchino Genchi, ma guarda un po', andando a incrociare i telefoni e i tabulati di questi personaggi – aveva contatti diretti con questo Principe Orsini. Dell'Utri inizialmente tiene d'occhio questi ambienti, perché sono le organizzazioni mafiose, legate a personaggi della P2 e dell'eversione nera, che si stanno mettendo insieme perché sentono odore di colpo di Stato, sentono odore di nuova Repubblica e vogliono far pesare, ancora una volta, la loro ipoteca con un partito o una serie di partiti nuovi.Come Sicilia Libera, della quale si interessano direttamente boss come Tullio Cannella, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano e Giovanni Brusca.Dopodiché succede qualcosa, succede che dopo l'attentato a Costanzo e dopo gli attentati che seguono – alla fine di maggio c'è l'attentato a Firenze, ci sono addirittura cinque morti e diversi feriti; poi alla fine di luglio ci sono gli attentati di Milano e Roma con altri cinque morti e diversi feriti – questa strategia terroristica ad ampio raggio, della mafia, sortisce i risultati sperati: Riina non stava sparando all'impazzata, stava facendo la guerra per fare la pace con lo Stato, così disse ai suoi uomini.Una nuova pace con nuovi soggetti e referenti politici che però, a differenza di quelli vecchi che ormai erano agonizzanti, fossero vivi, vegeti, reattivi e in grado, fatto un accordo, di rispettarlo.E' l'estate del 1993 quando Forza Italia è ormai decisa: Berlusconi nell'aprile-maggio ha comunicato a Montanelli che entrerà in politica e che quindi il Giornale dovrà seguirlo nella battaglia politica. Montanelli gli ha detto che se lo può scordare: tra l'estate e l'autunno sono mesi in cui si consuma la rottura tra Montanelli e Berlusconi perché Montanelli continua a scrivere che Berlusconi non deve entrare in politica perché c'è un conflitto di interessi, perché non si può fare due mestieri insieme.Dall'altra parte, ci sono le reti Fininvest che bombardano Montanelli per indurlo alle dimissioni, perché era diventato un inciampo: il giornalista più famoso dell'ambito conservatore che si scatenava contro quello che doveva diventare, secondo i desideri di Berlusconi, un partito moderato, liberale, insomma il partito che avrebbe dovuto incarnare gli ideali di cui Montanelli era sempre stato l'alfiere e che invece Montanelli sapeva benissimo non avrebbe potuto incarnare perché Berlusconi è tutto fuorché un moderato e un liberale: è un estremista autoritario.In quei mesi la mafia decide di abbandonare il progetto di Sicilia Libera che essa stessa aveva patrocinato e fondato e tutto ciò avviene in seguito a una serie di riunioni, nell'ultima delle quali Bernardo Provenzano – ce lo racconta il suo braccio destro, Nino Giuffré che ora collabora con la giustizia e che è stato ritenuto attendibile in decine e decine di processi compreso quello Dell'Utri – convoca le famiglie mafiose, la cupola, per sapere che cosa scelgono: se preferiscono andare avanti col progetto del partitino regionale Sicilia Libera o se invece non preferiscano una soluzione più tradizionale come quella che sta affacciandosi a Milano grazie all'opera di un loro vecchio amico: Marcello Dell'Utri che conoscevano fin dai primi anni Settanta come minimo, cioè da quando Dell'Utri, in rapporto con un mafioso come Cinà e un mafioso come Mangano, aveva portato quest'ultimo dentro la casa di Berlusconi.Si potrà discutere se l'ha fatto consapevolmente o inconsapevolmente, ma il fatto c'è: ha dato a Cosa Nostra la possibilità di entrare dentro la casa privata e di stazionare con un proprio rappresentante dentro la casa privata di uno dei più importanti e promettenti finanzieri e imprenditori dell'epoca. Berlusconi era costruttore, in quel periodo, poi sarebbe diventato editore e poi politico.
Gli incontri tra Mangano e Dell'Utri
E' strano che non si trovi più nessuno, ma nemmeno all'estrema sinistra, che ricordi questi fatti documentati. Ancora nel novembre del 1993 quando ormai per Forza Italia si tratta proprio di stabilire i colori delle coccarde e delle bandierine, c'erano i kit del candidato, stavano facendo i provini nel parco della villa di Arcore per vedere i candidati più telegenici; in quel periodo, a tre mesi dalle elezioni del marzo del 1994, Mangano incontra due volte Dell'Utri a Milano. E questa non è una diceria, c'è nelle agende della segretaria di Dell'Utri: Palazzo Cellini, sede di Publitalia, Milano 2, i magistrati arrivano e prendono le agende e nell'agenda del mese di novembre del 1993 si trovano due appuntamenti fra Dell'Utri e Mangano, il 2 novembre e il 30 novembre.E Mangano chi era, in quel periodo? Non era più il giovane disinvolto del '73-'74 quando fu ingaggiato e portato ad Arcore come stalliere: qui siamo vent'anni dopo.Mangano era stato in galera undici anni a scontare una parte della pena complessiva di 13 anni che aveva subito al processo Spatola per mafia e al maxiprocesso per droga, due processi istruiti da Falcone e Borsellino insieme.E' stato definitivamente condannato per mafia e droga a 13 anni, ne aveva scontati 11, uscito dal carcere nel 1991 era diventato il capo reggente della famiglia mafiosa di Portanuova e grazie al suo silenzio in quella lunga carcerazione aveva fatto carriera e partecipato alle decisioni del vertice della mafia di fare le stragi.E poche settimane dopo le ultime stragi di Milano e Roma, Dell'Utri incontra un soggetto del genere a Milano negli uffici dove sta lavorando alla nascita di Forza Italia.Io non so se tutto questo sia penalmente rilevante, lo decideranno i magistrati: penso che sia politicamente e storicamente fondamentale saperlo, mentre si vede Gianfranco Fini che cita Paolo Borsellino al congresso che sta incoronando il responsabile di tutto questo, cioè Berlusconi.Verrebbe da dire “pulisciti la bocca”.Possibile che invece di abboccare a tutti i suoi doppi giochi, quelli del centrosinistra non – ma dico uno, non dico tutti, li conosciamo, fanno inciuci dalla mattina alla sera e sono pronti a ricominciare con la Costituente come se non gli fosse bastata la bicamerale – uno, di quelli anche più informati, che dica “ma come ti permetti di parlare di Borsellino? Leggiti quello che diceva, Borsellino, di questi signori in quella famosa intervista prima di morire”.Leggiti quello che c'è scritto nella sentenza Dell'Utri e poi vergognati, perché quel partito lì non l'ha fondato lo Spirito Santo, l'hanno fondato Berlusconi, Dell'Utri, Craxi con l'aiuto di Mangano che faceva la spola fra Palermo e Milano, infatti le famiglie mafiose decidono di votare per Forza Italia e di abbandonare Sicilia Libera – che viene sciolta nell'acido probabilmente – quando Mangano arriva giù a portare le garanzie.
Bettino, Silvio e Marcello
Io concludo questo mio intervento, che racconta l'altra faccia della nascita e delle origini di Forza Italia e quindi della Seconda Repubblica, semplicemente leggendovi quello che hanno scritto e detto prima Ezio Cartotto, piccolo brano, e i giudici di Palermo.Cartotto dice: “Craxi ci disse – in quella famosa riunione in cui si aprì la porta – che bisogna trovare un'etichetta, un nome nuovo, un simbolo, qualcosa che possa unire gli elettori moderati che un tempo votavano per il pentapartito. Con l'arma che hai tu, Silvio, in mano delle televisioni, attraverso le quali puoi fare una propaganda martellante”. Mh... “Ti basterà organizzare un'etichetta, un contenitore – una volta è Forza Italia, una volta la CdL, una volta il PdL -, hai uomini sul territorio in tutta Italia, puoi riuscire a recuperare quella parte di elettorato che è sconvolto, confuso ma anche deciso a non farsi governare dai comunisti e salvare il salvabile”.Vedete che Berlusconi continua a ripetere le stesse cose che gli aveva detto Craxi, quindici anni dopo non ha ancora avuto un'idea originale.Berlusconi invece era ancora disorientato, in quel momento, tant'è che dice: “mi ricordo che mi diceva: 'sono esausto, mi avete fatto venire il mal di testa. Confalonieri e Letta mi dicono che è una pazzia entrare in politica e mi distruggeranno, che faranno di tutto, andranno a frugare tutte le carte e diranno che sono un mafioso”.Questo diceva Berlusconi nella primavera del 1993. Domanda: ma come può venire in mente a un imprenditore della Brianza di pensare che se entra in politica gli diranno che è un mafioso? E' mai venuto in mente a qualche imprenditore della Brianza che qualcuno potrà insinuare che è un mafioso? Ma uno potrà insinuare che è uno svizzero, piuttosto, ma che è un mafioso no! Cosa c'entra? Strano che lui avesse questa ossessione, no?“Andranno a frugare le carte e diranno che sono un mafioso” già, perché evidentemente in certe carte si potrebbe anche trarre quella conclusione lì.“Che cosa devo fare? A volte mi capita perfino di mettermi a piangere sotto la doccia”. Queste erano le condizioni psicologiche, umane del personaggio, disperato perché sapeva che Mani Pulite sarebbe arrivata a lui ben presto, e non solo mani pulite visto che temeva addirittura di finire dentro per mafia.I giudici di Palermo, nella sentenza Dell'Utri, nove anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici in primo grado, scrivono: i rapporti tra Dell'Utri e Cosa Nostra “sopravvivono alle stragi del 1992 e 1993, quando i tradizionali referenti, non più affidabili, venivano raggiunti dalla vendetta di Cosa Nostra – i vecchi politici: Lima, Salvo... - e ciononostante il mutare della coscienza sociale di fronte al fenomeno mafioso nel suo complesso”.Cioè Dell'Utri nonostante la gente cominci veramente ad appassionarsi all'antimafia dopo la morte di Falcone e Borsellino, rimane sempre lo stesso.Esistono “prove certe della compromissione mafiosa dell'imputato Dell'Utri anche relativamente alla sua stagione politica – quella di cui abbiamo parlato -. Forza Italia nasce nel 1993 da un'idea di Dell'Utri il quale non ha potuto negare che ancora nel novembre del 1993 incontrava Mangano a Milano mentre era in corso l'organizzazione del partito Forza Italia e Cosa Nostra preparava il cambio di rotta verso la nascente forza politica”.Dell'Utri incontrava Mangano nel 1993 e poi anche nel 1994 “promettendo alla mafia precisi vantaggi politici e la mafia si era vieppiù orientata a votare Forza Italia”.Tutto questo è scritto in una sentenza di primo grado, che naturalmente aspetta conferme o smentite in appello e in Cassazione.Però è strano che non si sia trovato nessuno che la citasse in questi giorni tra un retroscena e l'altro.Io penso che sia fatta giustizia, spero che prima o poi, invece di usarlo soltanto per raccattare qualche voto sporco in campagna elettorale, tributino finalmente nel prossimo congresso i giusti onori anche al padre fondatore, anzi al padrino co-fondatore, Vittorio Mangano.Passate parola."

sabato 28 marzo 2009

GIOACCHINO GENCHI / LA MAFIA NELLO STATO

da Gioacchino Genchi Cari amici, poco fa mi è stata notificata la sospensione dal servizio dlla Polizia di Stato.Col provvedimento di sospensione dal servizio mi sono stati ritirati il tesserino, la pistola e le manette.Il provvedimento è fondato sulla mia replica al giornalista Gianluigi Nuzzi di Panorama, che mi aveva dato del bugiardo su facebook. Il mio amico Marco Bertelli ha ripreso la chat, pubblicandola sul mio blog “Legittima difesa”. Il senso dello Stato ed il rispetto che ho per le Istituzioni mi impongono di tacere e subire in silenzio. Sono vicino e solidale con chi in questo momento, probabilmente, è sottoposto a pressioni politiche assai maggiori delle violenze e delle mistificazioni che sto subendo io.Confermo da cittadino e da poliziotto la mia assoluta stima e subordinazione al Capo della Polizia – Prefetto Antonio Manganelli – che ha adottato il provvedimento di sospensione.Mi difenderò nelle sedi istituzionali senza mai perdere la mia fiducia nella Giustizia e nelle Istituzioni. Vi ringrazio di tutto e spero che le mie sofferenze servano al trionfo della Verità ed alla vittoria dei giusti. Un forte abbraccio per tutti quanti mi siete stati e mi sarete vicini!Gioacchino Genchi
Il giorno 25 marzo 2009 17.46, Lorenzo D'Amelio <dameliolorenzo@gmail.com> ha scritto:
Da qualche ora sta girando questa lettera, firmata Sonia Alfano, Benny Casalenzio e Salvatore Borsellino, per la Rete:"Da ieri Gioacchino Genchi è stato sospeso da ogni funzione dalla Polizia di Stato. Col provvedimento di sospensione dal servizio sono stati ritirati il tesserino, la pistola e le manette. La motivazione è addirittura una replica ad un giornalista di Panorama che lo accusava di essere un bugiardo lasciata sulla sua bacheca di Facebook, in cui Genchi si difendeva in modo misurato e contenuto. Riteniamo che ieri si sia toccato il fondo in una vicenda che ha chiarito, qualora ce ne fosse stato bisogno, cosa può accadere a chi cerca di fare luce sui coni d’ombra di cui l’Italia è piena, a chi vuole dare giustizia ai familiari delle vittime delle stragi, a chi vuole smantellare i comitati d'affari e le nuove P2. Chi tocca i fili dell'alta tensione muore. Noi forse siamo ancora in tempo (...).La lettera prosegue qua: http://www.soniaalfano.it/content/gioacchino-genchi-non-si-tocca-manifestazione-nazionale-sabato-28-marzoSarebbe interessante fare un'intervista allo stesso Genchi, si potrebbe domandare la disponibilità al blogger Claudio Messora aka Byoblu, magari PBC può remunerare la sua fatica informativa, è solamente una proposta. Ciao!
Il giorno 16 marzo 2009 22.53, Gianluca Bracca <gianluca.bracca@gmail.com> ha scritto:
http://www.youtube.com/watch?v=nHN0l0pQP00Gioacchino Genchi ai microfoni del programma Reality: "Il motivo della mia delegittimazione nasce dalle indagini sui mandanti esterni della strage di Via D'Amelio in cui morirono il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta". "Il mio lavoro è diventato scomodo quando mi sono occupato delle indagini sul verminaio della Calabria", "nella indagine Why Not, senza volerlo, ho ritrovato le stesse persone di cui mi ero occupato nei processi di Via D'Amelio".

NDRANGHETA

LAZIO: NDRANGHETA SEMPRE PIU' RADICATA. BARAK OBAMA LA PARAGONA AD AL-QAEDA
ROMA (UNONOTIZIE.IT)
"L'Ndrangheta appare essere sempre più scatenata, non essendoci nessun potere effettivo in Italia in grado di contrastarla."

Questa la reazione di Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell'Italia dei Diritti, appena venuto a conoscenza che la malavita calabrese risulta sempre più radicata nel Lazio, in particolare a Roma, nel Sud Pontino e nella fascia settentrionale del litorale regionale, Civitavecchia, Tarquinia, Montalto di Castro, ecc.

"L'unica salvezza, anche per il Lazio, è credere ad Obama e alla Merkel." È infatti di qualche giorno fa la notizia che l'amministrazione statunitense ha collocato l'Ndrangheta allo stesso livello di Al-Qaeda.

"La Germania, - ha proseguito Marinelli - che diversamente dall'Italia è un Paese serio, non è rimasta certamente con le mani in tasca di fronte alla strage di Duisburg di qualche anno fa.

metastasi italiana non è la magistratura, come sostiene Berlusconi, ma la complicità dell'inerzia di un potere politico che ha consentito ad organizzazioni criminali di diventare potenti e di occupare militarmente tre regioni d'Italia, Calabria, Sicilia e Campania.

Rimane da domandarsi come sia possibile il determinarsi di tale situazione in un Paese civile che ha il maggior numero di componenti di forze dell'ordine rispetto alla popolazione."

venerdì 27 marzo 2009

SFRATTO PER 150.000 FAMIGLIE

2009-03-22 16:45 CASA, RISCHIO SFRATTO PER 150MILA FAMIGLIE ROMA - Dopo l'allarme lavoro, il rischio sfratto. Mentre il Governo prepara il 'Piano casa' come stimolo per la crescita, per Cgil e Sunia ben 150 mila famiglie potrebbero presto restare senza abitazione. E quanto rileva lo studio dal titolo 'La crisi economica acuisce il fenomeno degli sfratti per morosita' da cui emerge che è sempre più forte la difficoltà delle famiglie in affitto sostenere gli attuali livelli di mercato. "Data l'insostenibilità dei canoni, delle spese per l' abitazione e dell'aggravarsi della situazione economica e occupazionale - spiegano Cgil e Sunia - senza misure di sostegno al reddito delle famiglie in affitto, nel triennio 2009/2011 si prevede che altre 150.000 famiglie perderanno la propria abitazione subendo uno sfratto per morosità incapaci di far fronte al pagamento dell'affitto". "Il mercato dell'affitto privato, infatti - si legge ancora - è caratterizzato da quella famiglia tipo che oggi più che mai subisce gli effetti della crisi economica: il 20,5% dei nuclei sono unipersonali, il 67% delle famiglie in affitto percepisce un solo reddito e in queste il 39,6% è rappresentato da operai e il 29,2% da pensionati, più di un quinto dei capofamiglia ha oltre 65 anni e un quarto è costituito da donne". Uno 'spaccato sociale che, alla luce della gravissima crisi economica, potrebbe avere conseguenze nefaste per uno dei beni essenziali: la casa. ''Per le famiglie dove spesso l'unica entrate è un reddito da lavoro dipendente o una pensione - si legge - l'affitto incide con percentuali insostenibili: tra il 40 e il 50% a Genova e Torino, tra il 50 e il 70% a Bologna e Firenze, oltre il 70% a Milano e Roma. In generale, le spese totali per l'abitazione gravano sul reddito mediamente tra il 50 e il 70%, con i casi eclatanti di Milano e Roma, dove l'incidenza oscilla tra l'82 e il 92%. A fronte di un reddito medio da lavoro dipendente sostanzialmente invariato, gli affitti sono aumentati del 16% nel corso del 2008". Dall'indagine condotta da Sunia e Cgil su un campione di 1.000 famiglie sottoposte a sfratto per morosità emerge come "l'acuirsi della crisi economica stia colpendo le famiglie di lavoratori dipendenti e pensionati anche sul fronte abitativo. Sul campione preso in esame, il 24% delle famiglie sfrattate per morosità ha subito la perdita del posto di lavoro del primo percettore del reddito, il 22% è precario mentre per un altro 21% il percettore è in cassa integrazione". Solo negli ultimi 5 anni, ricorda ancora lo studio, circa 120.000 famiglie hanno perso la loro abitazione, come emerge dai dati del Ministero dell'Interno del dicembre 2008. Nella quasi totalità, per circa 100.000 casi, il provvedimento di sfratto è stato eseguito per morosità a causa dell'incidenza altissima dell'affitto sul reddito percepito". Guardando le aree metropolitane a più alta tensione abitativa, nel complesso sono stati emessi quasi 100.000 sfratti per morosità e circa 90.000 famiglie hanno subito un esecuzione del provvedimento: a Milano e Roma circa 20.000 famiglie, a Napoli quasi 15.000, a Torino più di 10.000. Mentre a Genova, Firenze, Palermo e Roma circa il 10% delle famiglie in affitto, escludendo le abitazioni di proprietà pubblica, hanno subito uno sfratto per morosità. Per il segretario generale del Sunia, Luigi Pallotta, "di fronte a questo scenario il Governo si propone di varare un 'Piano Casa' che non affronta i problemi di queste famiglie e che, anziché concentrarsi sul rilancio del mercato dell'affitto a prezzi sostenibili, si indirizza ancora una volta verso la casa in proprietà che in Italia ha raggiunto livelli difficilmente superabili". "Rispetto a queste che sono le vere esigenze del Paese il Governo propone un Piano per chi ha già casa", osserva la segretaria confederale della Cgil, Paola Agnello Modica. "In attesa di conoscere la integrale proposta del Governo di un piano che viene spacciato per 'Piano Casa' ma che è in realtà un 'Piano per l'edilizia - prosegue la sindacalista - già è chiaro che dall'agenda politica sparisce il tema dell'edilizia sociale e dell'affitto".

ACQUISTO 131 CACCIABOMBARDIERI / ASSURDO

"Fermiamo l'acquisto dei cacciabombardieri JSF". E' l'appello lanciatodalla campagna Sbilanciamoci!al Parlamento italiano che in questigiorni è chiamato ad esprimersi sulla prosecuzione del programma perl'acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighters (JSF-F35)che impegnerà il nostro paese fino al 2026 con una spesa di quasi 14miliardi di euro. "Si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica diriarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengonodestinante ad un programma sovradimensionato nei costi, sia per la suaincoerenza - si tratta di un aereo di attacco che può trasportareanche ordigni nucleari - con le autentiche missioni di pace del nostropaese" - riporta la campagna promossa da oltre 40 organizzazioni dellasocietà civile italiana. Una spesa "sbagliata e incompatibile con lasituazione sociale del paese" sostiene la campagna soprattutto in unmomento come questo di "grave crisi economica in cui non si riescono atrovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati evengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all'universitàe alle politiche sociali". Sbilanciamoci chiede ai cittadini di far pressione sul Parlamentoaffinchè esprima un parere negativo alla prosecuzione del programma,destinando in alternativa una parte delle risorse già accantonate aprogrammi di riconversione civile dell'industria bellica e agliinterventi delle politiche pubbliche di cooperazione internazionale,che la Finanziaria ha tagliato di ben il 56%. "Con 14 miliardi di eurosi possono fare molte altre cose in alternativa. Ad esempio si possonocontemporaneamente costruire 5000 nuovi asili nido, costruire unmilione di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto lastessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti,allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese" -sottolinea la campagna.

TARIFFARIO DELLA MORTE / INCENERITORE

ACERRA - Esproprio dei beni comuni. E’ questa la tematica affrontata, con cifre alla mano, da Patrizia Gentilini, oncologo ed ematologo a Forlì e membro dell’Isde (Medici per l’Ambiente), in un’intervista che sta facendo il giro dei maggiori siti internet che si occupano di salvaguardia della salute e dell’ambiente. L’analisi della Gentilini è disincantata, di chi lancia le sue accuse sulla base di prove concrete. Il suo messaggio è chiaro: “Che senso ha, in un momento di crisi economica così grave, perseguire in scelte che comportano costi tanto intollerabili per le popolazioni? - si legge nell’intervista - Come è possibile che anche quando esistono soluzioni semplici e concrete ai problemi mai, o quasi ma i, esse vengano accolte? Incentivare il risparmio di energia, di acqua e di risorse in generale, puntare non sul carbone ma su fonti realmente rinnovabili quali solare ed eolico, riciclare e recuperare i rifiuti e non bruciarli, porterebbe certo meno profitti a multiutility, lobbies e multinazionali, ma certamente più salute e benessere a tutti noi. Comincio a pensare che il genere umano, in particolare chi ci governa ??" ammonisce Gentilini - risenta dei gravi danni alle funzioni intellettive che l’inquinamento, specie da piombo e mercurio, provoca”. Il primo esempio a sostegno della tesi espressa dalla Gentilini è quello dei Cip 6 agli inceneritori: riconfermati con la legge n. 210 del 30 dicembre 2008, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 del 3 gennaio 2009, “nel silenzio politico delle festività e grazie alla complicità di tutte le forze politiche, presenti e non, in Parlamento con una spesa per i contribuenti valut abile in due miliardi di euro l’anno”. Il dl 172 all’articolo 9 (incentivi per la realizzazione degli inceneritori) conferma infatti tali finanziamenti all’incenerimento per la parte non biodegradabile dei rifiuti e per le cosiddette “fonti assimilate”. In tal modo “gli incentivi Cip6 vengono concessi a tutti gli impianti in costruzione o entrati in esercizio prima del 31 dicembre 2008. ??" spiega la Gentilini - Vengono altresì confermati, in aggiunta, per una quota pari al 51%, gli incentivi sotto forma di “Certificati Verdi” a tutte le forme d’incenerimento (sia rifiuti tal quali, sia residui da raccolta differenziata che per il cosiddetto “combustibile da rifiuti”). Questo sia che si tratti di rifiuti non biodegradabili che biodegradabili. Anche questo nel più assordante silenzio dei media e nel più ampio e trasversale consenso di tutte le forze politiche”. In te rmini di costi alla salute e all’ambiente, questi i dati del macabro “tariffario”: cancro (mortale o no): 2 milioni di euro, morte prematura: 1 milione di euro, valore di un anno di vita perso: 50mila euro e 1 punto di quoziente intellettivo perso ( a causa del mercurio ): 10 mila euro. La Gentilini riprende il lavoro dello studio di Coriano a Forlì, che aveva evidenziato “fra le donne residenti almeno 5 anni nel raggio di 3.5 km da 2 inceneritori, un eccesso di morti stimabile in oltre un centinaio di casi: i conti sono presto fatti, oltre 200 milioni di euro”. Sempre a titolo di esempio, ancora più recentemente (maggiori informazioni sono reperibili sul sito http://wmr.sagepub.com/cgi/content/abstract/26/2/147) “sono stati calcolati i danni economici che la combustione dei rifiuti arreca alla salute delle popolazioni: questi costi variano da 4 a 21 euro per ogni tonnellata di rifiuti combusta, a seconda che ci s ia recupero o meno di energia e dell’ efficienza di tale recupero; quindi, ovviamente, i danni arrivano anche con i tanto decantati impianti a recupero energetico. Si può facilmente calcolare che un inceneritore da 120.000 tonnellate comporterà, ogni anno, danni variabili da 480.000 a 2.520.000 euro”.

giovedì 26 marzo 2009

ALTRO CHE CRISI / I SOLDI PER LA GUERRA CI SONO

E poi ci parlano di crisi!Alla faccia della nostra Costituzione e del ripudio della guerra...ci dedichiamo al riarmo e all'acquisto di 131 aerei da ATTACCO, per una spesa di 13 miliardi di euro.A voi ogni commento!Moniahttp://it.peacereporter.net/articolo/14849/L%27Italia%20compra%20131%20bombardieriP.S. Grazie a Marco Montanari per la segnalazione su FB

lunedì 23 marzo 2009

LETTERA APERTA / TUMORI/ P. GENTILINI

Lettera aperta (e finora non pubblicata dal primo destinatario) a firma di 50 MEDICI E BIOLOGI ITALIANI
20 Marzo 2009 - La lettera che segue è stata inviata più di 10 giorni fa a “Repubblica”, ma nonostante le sollecitazioni non è stata pubblicata. I mittenti hanno deciso allora di inviarla a diversi giornali nella speranza di ottenere la visibilità richiesta.
La lettera è in difesa della dottoressa Patrizia Gentilini, letteralmente “aggredita” verbalmente dal presidente della Provincia di Firenze (oggi candidato sindaco) dopo che la Gentilini si era permessa di esprimere - da oncologa - il suo parere fortemente contrario agli inceneritori e termovalorizzatori (quelli che i medici di mezza Italia ormai chiamano più correttamente “cancrovalorizzatori”).
Noi, ovviamente, la pubblichiamo: non solo in difesa della dottoressa Gentilini, ma anche perché tutto questo sia di monito a chi, anche nella nostra Provincia, sta basando la sua campagna elettorale sulla “soluzione definitiva” al problema rifiuti, pensando di installare cancrovalorizzatori anche in casa nostra Gent.mo Direttore
nell’edizione di Firenze di Repubblica del 25 febbraio scorso è riportato l’articolo sull’apertura della causa civile per diffamazione intentato dalla dr.ssa Patrizia Gentilini nei confronti del presidente della Provincia di Firenze e candidato a sindaco del capoluogo toscano, Matteo Renzi.
“Non sono Maga Magò″, oncologa fa causa a Renzi, Nel corso di una trasmissione televisiva sui problemi dell’incenerimento dei rifiuti e dei possibili effetti sulla salute è emerso tutto il livore di chi, pur di difendere l’attuale gestione del problema, poco si cura del notevole incremento di malattie che potrebbero essere correlate con l’inquinamento ambientale: ci preoccupa, in particolare, il drammatico aumento (del 2% annuo: 20% in 10 anni!) dei tumori infantili (1).
La dr.ssa Gentilini ha lavorato nel campo dell’oncologia pubblica per circa trenta anni, a stretto contatto con i malati e i loro familiari, dimostrando una professionalità ed una umanità indiscutibili.
In ottemperanza all’art. 5 del Codice Deontologico dell’Ordine dei Medici, cui appartiene e di cui è referente per l’ambiente per l’Ordine di Forlì-Cesena, è da sempre impegnata per la Prevenzione Primaria, che trova nella difesa dell’ambiente il punto cruciale della tutela della salute pubblica.
Come oncologa, ha rivolto particolare attenzione all’incremento della patologia neoplastica, anche in ragione del fatto che la letteratura specialistica internazionale ha documentato negli ultimi anni un allarmante incremento di quasi tutte le neoplasie, soprattutto nelle giovani età e nel sesso femminile (1, 2).
Esistono dati allarmanti che riguardano non solo l’Italia, ma anche la Francia e l’Inghilterra, che dimostrano l’alta incidenza tumorale nelle aree intensamente industrializzate e in particolare anche in quelle prossime ad inceneritori (3,4).
Su problemi tanto delicati, che riguardano la salute pubblica e l’avvenire di tutti i cittadini e dei nostri figli, si deve dimostrare sempre e dovunque la stessa attenzione e la stessa preoccupazione da parte di tutti. Pur riconoscendo che si possano avere pareri differenti sulle soluzioni da adottare, sarebbe opportuno che chiunque rivesta ruoli istituzionali, prima di affrontare simili argomenti, si documentasse e imparasse a discuterne, specie in sedi pubbliche, con educazione, moderazione e senso di responsabilità.
Il sig. Renzi, invece, non ha soltanto affrontato problematiche tanto delicate e complesse con incredibile leggerezza, ma si è addirittura permesso di usare toni ingiuriosi e sprezzanti, nei confronti di una seria e stimata oncologa. Il breve elenco bibliografico al termine di questa lettera, è dedicato al sig. Renzi perché possa iniziare a documentarsi: potrà trovare, se lo vorrà, amplissima documentazione scientifica sull’argomento.
I medici e biologi firmatari di questa lettera non si limitano a esprimere piena solidarietà nei confronti della dr.ssa Gentilini, per incoraggiarla a proseguire in un impegno che è anche il loro, ma invitano tutti i colleghi e gli uomini di scienza a ricordare le accorate parole del prof. Tomatis, uno dei maggiori oncologi e ricercatori europei, recentemente scomparso, che a proposito della prassi irresponsabile di bruciare i rifiuti, ha dichiarato pubblicamente: “Le generazioni future non ce lo perdoneranno”.
Caro Direttore tramite il suo giornale rivolgiamo questo invito a riflettere sui preoccupanti problemi dell’ambiente non solo ai suoi lettori, ma soprattutto ai politici ed agli amministratori del nostro territorio sempre piu’ devastato da uno sviluppo vorace e inquinante.
Crediamo utile porgere questo appello soprattutto a chi si candida al ruolo di primo cittadino di una grande città, ricordandogli che tra i doveri specifici di un sindaco dovrebbe esserci quello di tutelare la salute dei propri concittadini oltre che di ascoltarli sempre con attenzione e rispetto.La ringraziamo per lo spazio e l’ascolto che ci ha voluto accordare.

PER il BENE COMUNE / LISTA CIVICA - 2009

Bella sintesi, peccato che non si sposa con il progetto del PBC.
Il progetto del PBC è chiaro e preciso, non aderisce o sostiene altri partiti, non sponsorizza e, non sostiene alcun candidato di altro partito.
La filosofia del PBC è ben altra cosa, è un cambiamento radicale, è un ritorno alle origini; al centro di ogni cosa c'è l'uomo, cioè la persona umana - il cittadino.
Pertanto, chi aderisce al PBC ed al suo progetto deve attenersi scrupolosamente alle linee guide dettate dalla direzione "nel bene e nel male".
In via gradata "per inciso", la sinistra attuale è ancora governata da persone che hanno contribuito "fortemente" al disastro ITALIA.
Saluti.

PROVERBI ITALIANI

A chi non basta, ciò che basta, non basterà mai cosa alcuna.
Chi desidera l'altrui, perde il suo.
Chi non s'appaga del guadagno onesto, perde, pur se furbo, manico e cesto.
Chi stende il dito al colle, stenderà presto anche la mano alla montagna.
Chi troppo vuole, nulla stringe.
Chi tutto vuole, di rabbia muore.
Dammi dove sedere, ed avrò da sdraiarmi.
Dov'è cupidità, non è carità.
Dove più ricchezza abbonda, più di lei voglia s'affonda.
Grappoli, gli alberi in fiore e gli uccelli nell'uovo.
La cupidigia è un paese in cui il grano è sempre in seme, il vino sempre in uva.
La roba ruba l'anima.
L'uomo è più cupido di acquistare il denaro altrui, che di conservare il proprio.
Nulla può riempire l'occhio dell'uomo tranne un pugno di polvere.
Ognuno tira i carboni sotto la sua focaccia.
Ognuno tira l'acqua al suo mulino.
Quattro cupidigie rendono infelici la maggior parte degli uomini: la cupidigia di aver molto, di saper molto, di viver molto, e di divenir grande.
Quel che uno ha oggi vorrebbe aver raddoppiato domani.

sabato 21 marzo 2009

SIAMO CONTRO OGNI FORMA DI RAZZISMO

GIORNATA CONTRO IL RAZZISMO PROMOSSA DALL'ONU. IN RICORDO DEL MASSACRO IN SUDAFRICA AVVENUTO NEL '60
ROMA (UNONOTIZIE.IT)
Il 21 marzo ricorre la Giornata internazionale contro il razzismo, promossa dall'Onu nel ricordo del massacro avvenuto a Sharpeville, in Sudafrica, il 21 marzo 1960.
Sarebbe bene che in ogni città ed in ogni paese d'Italia in questa occasione di dolorosa memoria e di necessario impegno si svolgessero iniziative contro il tentativo del governo italiano di imporre provvedimenti razzisti, contro il tentativo di forze politiche eversive di instaurare in Italia un regime di apartheid, contro la violenza razzista in tutte le sue forme.
Vi è una sola umanità.
Peppe Sini
Responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

FALCONARA MARITTIMA / TUMORI

FALCONARA MARITTIMA: PROSEGUE INDAGINE EPIDEMIOLOGICA SU POPOLAZIONE A RISCHIO
Un invito a collaborare, nell’unico interesse che conti davvero: la salute pubblica. Questo in sintesi l’appello rivolto dall’assessore regionale all’Ambiente, Marco Amagliani in una lettera inviata oggi a tutti i cittadini di Falconara Marittima, Montemarciano e Chiaravalle, in occasione dell’avvio della seconda fase dell’indagine epidemiologica sulla popolazione dell’area limitrofa alla Raffineria API.
Un supplemento di indagine affidata nuovamente alla conduzione del servizio di epidemiologia ambientale dell’ARPAM sotto la direzione scientifica dell’Istituto dei Tumori di Milano, che dal 2004 ha elaborato i dati e analizzato le risultanze che hanno fatto emergere utili indicazioni per il futuro. Nella stesso messaggio inviato dall’assessore, anche una lettera del direttore di Epidemiologia dell’Istituto milanese, Andrea Micheli che ricorda come nel decennio preso in considerazione – 1994/2003 si “sia verificato un aumento della mortalità per linfomi e leucemie nelle persone che hanno trascorso gran parte della giornata in casa e vissuto per anni vicino alla raffineria” e aggiunge: “si tratta di malattie rare che in tali comuni sono risultate più frequenti di quanto ci aspettassimo: è quindi necessario pensare ora ai provvedimenti utili per ridurre ed eliminare il rischio”.
Secondo Micheli sono necessari interventi per ridurre l’esposizione alle sostanze inquinanti, controlli ambientali più mirati e un controllo sanitario specifico. Fino ad ora solo la metà dei cittadini ha accettato di rispondere al questionario dell’indagine e quindi alcuni risultati devono essere confermati e approfonditi. Per questo, nella stessa lettera, Amagliani ringrazia chi si è già sottoposto all’indagine negli scorsi anni e rinnova la richiesta di collaborazione “soprattutto ai genitori che rispondendo a delle semplici domande possono contribuire ad evitare rischi futuri per i propri figli.”
L’assessore precisa poi che non si tratta di esami di laboratorio, ma di un’ intervista personale per valutare i casi di parenti deceduti per tumore emolinfopoietico ( leucemie e linfomi) che sarà condotta con tutte le garanzie di privacy che può assicurare un organismo scientifico, riconosciuto a livello internazionale , come L’Istituto dei Tumori di Milano.
L’invito a rispondere al questionario - sottoposto da incaricati che forniranno ogni garanzia di sicurezza per valutarne l’affidabilità da parte dei cittadini - potrà consentire “una più forte valenza all’indagine, anche a livello nazionale, per intercettare strumenti di sostegno socio-sanitario e finanziario.
“C’è bisogno della testimonianza di tutti- conclude Amagliani nella lettera - fondamentale per ridurre il rischio e attivare interventi di prevenzione e di controllo sanitario specifico.”

venerdì 20 marzo 2009

INCONTRO CON I CAPI PALESTINESI

Delegazioni italiana e greca incontrano Ufficio politico di Hamas: 'Legittimo rappresentante dei palestinesi'.
Scritto il 2009-03-19 in News
Damasco - Infopal. Ieri, due delegazioni politiche europee - una greca e una italiana - sono state ricevute dall'Ufficio politico di Hamas.
I due gruppi, guidati dal parlamentare Jorgos Anagnostopoulos e dall'ex senatore Fernando Rossi e Monia Benini (attuali dirigenti del PBC), hanno incontrato il leader dell'Ufficio politico di Hamas, Khaled Mesha'al, e hanno espresso il proprio riconoscimento del movimento di resistenza islamica quale legittimo rappresentante del popolo palestinese, nel rispetto della "scelta democratica dei palestinesi".
In un comunicato stampa, Anagnostopoulos ha chiesto la tutela dei diritti dei palestinesi violati da Israele e il rispetto della volontà del popolo espressa durante le libere e democratiche elezioni del gennaio del 2006. E ha aggiunto che "non ci sarà pace senza giustizia", invitando alla ricostruzione della Striscia di Gaza, distrutta durante i 22 giorni di "Piombo Fuso", l'operazione di genocidio israeliano.
Il parlamentare greco ha anche sollecitato il governo israeliano a liberare immediatamente tutti i prigionieri politici palestinesi e a rompere l'assedio che affama la Striscia di Gaza.
L'on. Fernando Rossi, a nome della delegazione italiana, ha affermato che Hamas è "il legittimo rappresentante del popolo palestinese", condannando le azioni terroristiche israeliane contro il movimento.
Rossi ha anche criticato i paesi arabi per le relazioni che ancora mantengono con Israele, nonostante il genocidio compiuto contro Gaza, sottolineando che "non ci sono giustificazioni per mantenere rapporti con chi commette crimini di guerra contro il popolo palestinese".
La visita delle due delegazioni politiche europee è stata accolta positivamente dall'Ufficio politico del movimento islamico in quanto "pavimenta la strada per ulteriori aperture europee nei confronti di Hamas".

UCCIDERE PER COSA /

Pubblicati su Haaretz. Disprezzo per i palestinesi, culto dellaforza fisica, regole d'ingaggio super-elastiche, "piombo fuso"
Racconti shock dei soldati israeliani"Così a Gaza abbiamo ucciso civili"
E il ministero della Difesa apre un'inchiestadal nostro corrispondente ALBERTO STABILE
GERUSALEMME - Eccoli i racconti di guerra, l'ultima, combattuta per tre settimane nella Striscia di Gaza. Racconti che non si vorrebbero mai sentire. Perché non soltanto non c'è niente di eroico, ma c'è molto di raccapricciante e di moralmente rivoltante, in un tiratore scelto che spara su una madre e i suoi due bambini che hanno sbagliato strada, perché così vogliono le regole d'ingaggio, o in un soldato che fa fuoco su una vecchia che cammina smarrita, o su altri giovani in divisa che abusano della loro forza per danneggiare, deturpare, offendere una popolazione civile palestinese che, in fin dei conti, viene considerata tutt'uno con il nemico combattente. Questo e molto altro ancora lo si è appreso non dalla propaganda palestinese, ma dai racconti dei diretti interessati, decine di allievi dell'accademia Yitzhak Rabin, convenuti lo scorso 13 febbraio per discutere le loro esperienze nell'ambito dell'Operazione "Piombo fuso". Racconti duri, pesanti come macigni, capaci creare molto imbarazzo ai vertici delle forze armate. Al punto che il procuratore militare, quasi a voler bilanciare l'inevitabile scalpore con un gesto rassicurante, ha deciso di rendere pubblica la decisione di aprire un'inchiesta. È stato Haaretz a svelare i contenuti di quella riunione. Ma il merito di aver fatto scattare l'allarme su tutto ciò che queste testimonianze implicano, va al direttore del programma pre-militare dell'accademia, Danny Zamir, che, sentiti i resoconti fatti dai giovani ma già esperti allievi, s'è rivolto direttamente al Capo di Stato maggiore, Gaby Ashkenazy.
"C'era un casa con dentro una famiglia - ricorda il comandante di una piccola unità di fanteria - . Ordinammo alla famiglia di stare tutti in una stanza. Poi ce ne andammo e arrivò un nuovo plotone. Dopo alcuni giorni venne l'ordine di rilasciare la famiglia. Avevamo messo un tiratore scelto sul tetto. Il comandante rilasciò la famiglia, dicendo loro di andare verso destra, ma dimenticò di avvertire il tiratore scelto che quella gente veniva liberata e che era tutto ok, e non avrebbe dovuto sparare". Anziché a destra, la madre coi due figli prende a sinistra. Il cecchino li vede avvicinarsi alla linea che, secondo quanto gli era stato detto, nessuno avrebbe dovuto oltrepassare. Così "ha sparato subito, uccidendoli". "Non credo - continua la testimonianza - che si sia sentito troppo male. L'atmosfera generale, da quello che ho capito parlando coi miei uomini, era, come dire, che le vite dei palestinesi sono molto, molto meno importanti delle vite dei nostri soldati". Regole d'ingaggio assai elastiche, "disprezzo sfrenato", culto della forza fisica, il pregiudizio che "i palestinesi sono tutti terroristi", questa la miscela esplosiva che ha portato agli eccessi che le organizzazioni umanitarie hanno denunciato come crimini di guerra. Un'accusa che Israele ha respinto, ribattendo che le perdite tra i civili palestinesi sono state causate dal fatto che i miliziani di Hamas si facevano scudo della popolazione che affolla i centri abitati, nel cuore dei quali, però, l'esercito israeliano non ha esitato ad adoperare una potenza devastante. Qui tuttavia non si parla né di bombe al fosforo né di altri micidiali ordigni sconosciuti. Si parla, per quanto possa sembrare fuori logo trattandosi di una guerra, di morale. Non è un caso che il ministro della Difesa, Ehud Barak, si sia precipitato a ribadire che l'esercito israeliano "è la forza armata più morale che esista al mondo". Aggiungendo che, al massimo, quelli da chiarire sono "episodi individuali". Non la pensano così, invece, i protagonisti dei racconti. A parte alcuni casi di fuoco senza avvertimento contro civili, un comandante descrive alcuni episodi di vandalismo. "Scrivere "morte agli arabi" sui muri (delle case occupate), prendere le foto di famiglia e sputare su di esse soltanto perché lo puoi fare, credo che questa sia la cosa più importante per capire quanto le forze armate israeliane siano precipitate sul piano della morale".
(20 marzo 2009)

giovedì 19 marzo 2009

PER il BENE COMUNE / REGGIO CALABRIA

REGGIO CALABRIA / 16-03-2009
REGGIO CALABRIA, GIUSTIZIA E SANITA': PALMI E IL POLICLINICO NELLA PIANA DI GIOIA TAURO IN AREA CANNAVA', NOTA PBC
PALMI-REGGIO CALABRIA (UNONOTIZIE.IT) La Lista Civica Nazionale “Per il Bene Comune”, preso atto delle dichiarazioni dei vertici dell’Amministrazione Comunale di Palmi che vuole redigere “da sola” una proposta di un riordino ospedaliero della costa dell’ex Asl 10 da presentare alla Conferenza dei Sindaci, non può che sollevare alcune perplessità: è il solito teatrino della politica dove si pensa di poter dire tutto e subito dopo il contrario di tutto edove la coerenza è l’ultima delle preoccupazioni.
Infatti è bene che tutti sappiano che fino ad oggi i politici di Palmi continuano a delegittimare e a non riconoscere nei fatti proprio quella Conferenza dei Sindaci dalla quale oggi vorrebbero legittimata “la loro” proposta di riordino.
A riprova di quanto detto si evidenzia che in data 3/10/2007 la Conferenza dei Sindaci della Piana ha espresso democraticamente ed a maggioranza schiacciante, ben 24 Sindaci su 28 presenti, la volontà di 180.000 abitanti della Piana di vedere finalmente realizzato, superando ogni campanile locale, un “Policlino Unico” al centro della Piana, e precisamente nell’area geografica di Cannavà.
Dopo tale decisione, purtroppo, sono stati gli stessi vertici dell’Amministrazione Comunale di Palmi a non voler riconoscere valore a tale delibera e, a tutt’oggi, proseguono con la volontà di costruire "un mezzo Ospedale" in Palmi su questa strada campanilistica e di frammentazione dell’offerta sanitaria, a discapito dell’intera comunità pianigiana, espressasi ad oggi contro tale scellerata ipotesi con oltre 18.000 firme.
Sul fronte “Policlinico Unico” o Ospedale nuovo e sulla mancata riapertura del reparto di Chirurgia del Giovanni XXIII, Bellofiore e Rizzo della lista Pbc, venerdì 13 marzo 2008, si sono recati presso l’ASP 5 di Reggio Calabria per incontrare il Commissario straordinario Prefetto Massimo Cetola e al contempo l’ing. Costantino, responsabile dell’Ufficio Tecnico Asp 5.
Bellofiore e Rizzo hanno trovato disponibilità dall’Ufficio del Commissario per un imminente incontro con il Generale Cetola.
In tale occasione verranno consegnati i vari esposti presentati alla magistratura di Palmi e Reggio Calabria riguardanti le problematiche dei terreni siti in Palmi dove si dice dovrebbe sorgere l’Ospedale della Piana e le problematiche riguardanti la mancata riapertura di Chirurgia a Gioia Tauro che, da ottobre ad oggi, si ricorda, sta di fatto causando un’interruzione di pubblico servizio.
Dall’incontro con l’ing. Costantino è emerso che le sale chirurgiche del Giovanni XXIII sono già state regolarmente collaudate e la mancata riapertura dipenderebbe unicamente da problemini tecnici che potrebbero sorgere solo da giugno in poi con il grande caldo perché riguardanti i soli motori esterni dell’impianto di climatizzazione.
A tal proposito Bellofiore e Rizzo ritengono di fondamentale importanza tali dichiarazioni per un’immediata messa in funzione delle sale operatorie, in quanto i “problemini tecnici” riguardano le sole ventole dei condizionatori poste esternamente sulla terrazza e potrebbero essere riparati in tutta calma prima dell’estate.
Tanto premesso, chiedono al Commissario straordinario Prefetto Cetola e al Direttore Sanitario dott. Rupeni, non essendoci più nessun motivo ostativo alla riapertura delle sale operatorie, l’immediato ritorno di medici ed infermieri h.24 all’Ospedale di Gioia Tauro per il ripristino dell’emergenza urgenza sanitaria nella Piana e nel Porto di Gioia Tauro, allo stato e da troppo tempo negata.
Il Coordinatore di Gioia Tauro "PER IL BENE COMUNE"
Arch. Jacopo Rizzo
Il Coordinatore Regionale Calabria "PER IL BENE COMUNE"
Avv. Renato Bellofiore

lunedì 16 marzo 2009

CENTRALI NUCLEARI

Da qualeenergia.itArticolo
Interessi ed errori dell'atomo italiano
Il ritorno dell'Italia all'atomo è irrealistico, i reattori Epr sono una scelta sconsiderata, il nucleare non serve al nostro sistema energetico e non sopravviverebbe in un sistema liberalizzato. Un'intervista al professor Angelo Baracca.
Mercoledì scorso il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola riferiva alle commissioni per le attività produttive di Camera e Senato sull’accordo di collaborazione in materia di nucleare con la Francia, parlando di centrali pronte tra 8-10 anni e affermando che “ci sarà concorrenza anche fra i territori” per ospitare una centrale.
Abbiamo colto l’occasione per parlare del futuro del nucleare in Italia con il professor Angelo Baracca, docente di fisica all’Università di Firenze, esperto di nucleare e autore del libro “L’Italia torna al nucleare. I costi, i rischi, le bugie” (Jaco Books, 2008).
Professor Baracca, il ministro Scajola mercoledì, riferendo in parlamento sull’accordo nucleare con la Francia ha parlato di “3-4 anni” per sbrigare la parte normativa e “altri 5-6” per costruire le centrali. Quanto è realistico il piano nucleare italiano?Non credo affatto sia realistico e a mio parere si risolverà in un insuccesso e in un pessimo affare. Innanzitutto l’Italia non ha più le competenze sul nucleare che aveva una volta. Competenze che non si possono ripristinare in quattro e quattr’otto, anche considerando come il Governo sta smantellando università e ricerca. Nel nucleare ogni aspetto tecnico va curato con standard di qualità eccezionali, dalle saldature, all’acciaio, al cemento. Neanche le aziende della Francia, paese che più ha a coltivato queste competenze, hanno dimostrato di essere all’altezza: si vedano i ritardi e i costi lievitati dei 2 reattori Epr in costruzione. In Italia le cose sarebbero ancora più gravi e non avremmo neanche alcun vantaggio visto che dovremmo comperare tutta la tecnologia dall’estero. La scelta italiana di 4 reattori di cui ancora non ne esiste uno solo finito, gli Epr, secondo me si può spiegare solo con la volontà di fare un favore a Sarkozy o di mettersi un fiore all’occhiello in vista del G8.Ma a parte i problemi di realizzabilità, che vantaggi potrebbe portare l’atomo al sistema elettrico italiano?L’Italia è il paese in Europa con il costo dell’energia più alto non perché ci manchi l’energia, bensì perché la produciamo a costi alti per l’inefficienza del nostro sistema energetico. Abbiamo infatti una potenza installata attorno ai 96mila megawatt a fronte di una domanda di circa 60mila: cioè un eccesso del 30% rispetto alla domanda. Il nucleare non risolve il problema perché non consente di modulare l’energia, non dà cioè flessibilità. Noi compriamo dalla Francia proprio perché il loro sistema è molto rigido: installata la potenza per coprire i picchi dell’oscillazione giornaliera sono costretti a vendere a prezzi stracciati l’elettricità che non usano. Del nucleare è molto contestato l’aspetto economico: come si pone questa tecnologia in un sistema liberalizzato?I privati dovrebbero farsi carico di queste strutture rigide dai costi enormi: per capire come si pone in un mercato liberalizzato basta guardare a quello che succede negli Usa, dove con la liberalizzazione da 30 anni le compagnie elettriche non hanno più costruito una centrale. Ora forse andrà Scajola a spiegare agli imprenditori americani che hanno sbagliato a non costruire centrali in questi 30 anni? Diversa invece la situazione francese: lì le centrali le ha costruite lo Stato ammortizzandole perché erano organiche al programma di armamento nucleare. Perché allora le grandi compagnie italiane come Enel e Edison sono saltate sul carro del nucleare?Enel, anche per le operazioni che ha fatto all’estero comperando centrali nucleari, è indebitata per 52 miliardi di euro. Sarebbe stato strano che di fronte alla proposta del governo non ci fossero stati: gireranno finanziamenti, facilitazioni. È inverosimile che lo Stato alla fine non contribuisca economicamente, quando noi ancora nelle bollette di adesso stiamo pagando il nucleare di 22 anni fa. Ci sono poi altre aziende che scalpitano per l’atomo: attorno alla realizzazione delle centrali c’è lavoro per molte società attive nelle grandi opere. Penso ad esempio a Impregilo o alla Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna, le stesse del ponte sullo stretto. Si parla della creazione di Difesa Servizi s.p.a, una società che controllerà le proprietà della Difesa e che sarebbe autorizzata anche a vendere energia. C’è un rischio di militarizzazione delle nuove centrali?Certo, il decreto Scajola in discussione prevede che qualora i comuni non decidano, intervenga direttamente il governo. Un regolamento approvato dal Governo Prodi proprio alla fine del suo mandato permette poi di porre il segreto di Stato sugli impianti di produzione di energia. La militarizzazione si è già vista per la discarica di Chiaiano e per l’inceneritore di Acerra, e il nucleare non può essere gestito altrimenti.

venerdì 13 marzo 2009

ENERGIA ALTERNATIVA al NUCLEARE

Spaventati dal fatto che molti grossi industriali incominciano ad investire nelle rinnovabili (Morati, Brachetti Peretti, Maccaferri, Burani,ecc. ecc.) e non si sognano di investire un euro sul nucleare, per prevenire una situazione di fatto in cui sarebbe chiaro che le rinnovabili sono in grado di soddisfare la maggior richiesta di energia, e quindi rendere inutili il ricorso alla energia atomica, ecco spuntare una tassa di ispirazione governativa, che vuole far pagare l’ICI alle aziende che con i pannelli solari producono elettricità.
A giudizio degli industriali organizzati nell’ “Assosolare” la imposta metterebbe a rischio lo sviluppo del settore, cresciuto del 500% nell’ultimo anno, e con una prospettiva di installare nel 2009 una potenza di 250 Megawatt.
Se si pensa che questa quota di energia è producibile ogni anno, e con opportuni incentivi può essere aumentata senza limiti, si può capire che fra dieci e più anni, quando sarebbero pronte le centrali nucleari tanto care a Berlusconi e a Scajola, queste resterebbero ferme perché la produzione di energia da fonti innovabili sarebbe sufficiente al fabbisogno italiano.
Può essere utile ricordare che mister Buffet, uno dei più ricchi capitalisti americani, spese recentemente milioni di dollari per fare una inchiesta industriale sul nucleare e verificare se tale iniziativa poteva essere conveniente. La riposta, data da uno studio indipendente, fu negativa, e, malgrado la spesa fatta, Buffet non investì un dollaro in quella avventura.
Appare sconcertante la decisione del governo, mascherato dietro l’Agenzia per il territorio (ente pubblico collegato al ministero dell’economia e delle finanze, che si è inventato l’ipotetica tassa sui pannelli), contro un settore che è aumentato del 500% in un solo anno.
Il secondo governo Berlusconi ebbe la splendida idea di far fuori Rubbia dall’Enea, invece di dargli tutti i poteri per trasformare quell’istituto e cominciare a costruire le centrali solari termodinamiche, di sua invenzione, che altri paesi oggi stanno già ultimando.
La destra ostacola ottusamente lo sviluppo del settore rinnovabile, cerca di impedirne la crescita, intralciando quello che dovrebbe essere un libero mercato, colpendo anche industriali del settore, per avvantaggiare una tecnologia superata, pericolosa, non rinnovabile in quanto l’uranio è in esaurimento, e i cui costi non sono nemmeno quantificabili poiché il costo maggiore del nucleare è quello che viene dopo i 40 anni di esercizio, ossia lo smantellamento e la messa in sicurezza delle scorie. Operazione che in Italia non è stata ancora compiuta per le centrali, a 20 anni dalla chiusura.

DEDICATO AI GIOVANI DEL 2009

"Caro ragazzo, cara ragazza del 2009,sono un ex ragazzo degli anni ’60. Faccio parte della generazione che ti ha fottuto. Il tuo futuro è senza pensione, senza TFR, senza lavoro. Il tuo presente è nelle mani di vecchi incartapecoriti, imbellettati, finti giovani. Quando ero bambino l’aria e l’acqua erano pulite, il traffico era limitato, la mia famiglia non faceva debiti e tornavo a scuola da solo a piedi. Non c’erano scorte padane e neppure criminali stranieri in libertà. I condannati per mafia non diventavano senatori.Le stragi di Stato non erano iniziate, Piazza Fontana a Milano era solo un posto in cui passavano i tram. Le imprese erano gestite da imprenditori. E’ strano dirlo ora, ma c’erano persone che investivano il loro denaro per sviluppare le aziende. E manager che vedevano lontano. Enrico Mattei dell’ENI, ucciso in un attentato, Adriano Olivetti, Mondadori, Ferrari, Borghi e cento altri che non ricordo. Intorno alle città c’erano i prati e non i cimiteri di cemento che chiamano unità residenziali. La bottiglia di latte la riportavo al lattaio e non costruivano inceneritori. La televisione era un servizio pubblico in cui lavoravano anche veri giornalisti come Enzo Biagi, e con solo un quarto d’ora di pubblicità al giorno. Quando si parlava si usava il tempo futuro. Il presente e soprattutto il passato erano verbi di complemento. I giardini pubblici erano puliti e sui marciapiedi si camminava senza doversi destreggiare tra le macchine parcheggiate. Le persone erano più gentili, spesso sorridevano. Sul Corriere della Sera scrivevano Montanelli, Buzzati e Pasolini.I genitori sapevano che i loro figli avrebbero avuto un futuro migliore. Solo dal punto di vista economico, ma questo non potevano prevederlo. I fiumi erano puliti e si poteva fare il bagno nel fine settimana che non si chiamava ancora week end. L’unico problema era rappresentato dagli imprendibili tafani. Le spiagge erano libere e il mare quasi sempre verde azzurro. La P2 era una variabile al quadrato e non ancora l’antistato progettato da Cefis. Gelli non aveva arruolato il novizio Berlusconi con la tessera 1816. L’Italia era una e indivisibile e Bossi studiava alla scuola per corrispondenza Radio Elettra. Si lavorava duro, ma si poteva risparmiare e la pensione era un approdo sicuro. Era un piccolo Eden, ora perduto. Non sapevamo di averlo. Molti lo disprezzavano. Negli ultimi sessant’anni abbiamo avuto uno sviluppo senza progresso. E ora non ci resta neppure lo sviluppo.Le generazioni che ti hanno preceduto meriterebbero un processo da parte tua, caro ragazzo e cara ragazza. Sono colpevoli di averti rubato il futuro. Loro vivono nel presente con la seconda casa, le pensioni senza base contributiva. Loro ti governano. L’Italia ha la coppia di cariche dello Stato Presidente/Primo ministro più vecchia del mondo. Loro usano la Polizia contro gli studenti e i precari. Loro hanno ucciso la democrazia e le aziende come Tronchetti e Geronzi, i brizzolati di successo.Caro ragazzo e cara ragazza, non potete più stare a guardare, la vita vi scivola tra le mani. Voi, invece di lasciarla scivolare, trattenetela. Io non sono in grado di dare lezioni a nessuno. Ho fatto troppi sbagli e sono troppo vecchio (anche se non dimostro i miei anni, belin). Ma ho vissuto un tempo più bello, più vero, più colorato, più umano. E so che è possibile anche per voi.

INTERCETTAZIONI / R. SCARPINATO

Il Dott. Roberto Scarpinato, magistrato antimafia della procura di Palermo, da qualche tempo, interviene ai convegni sulla mafia rilasciando dichiarazioni che, in un paese democratico, manderebbero in fibrillazione le redazioni giornalistiche e farebbero tremare i polsi alla politica. Niente di tutto ciò avviene nel nostro paese. Informazione e politica si limitano ad ignorare quel magistrato e le sue affermazioni. In altre parole lo eliminano dalla scena. Stiamo parlando di un magistrato che dal 1989 al 1992 ha fatto parte del pool antimafia con Falcone e Borsellino, diventando poi componente della Direzione distrettuale antimafia e che si è occupato dei più importanti processi di mafia. Di seguito la trascrizione di una parte del discorso tenuto dal Dott. Scarpinato, nel febbraio scorso, presso la Casa della cultura di Milano:"Le vicende che vengono fuori dalle intercettazioni ci raccontano una trasversalità, purtroppo, nella gestione di affari poco puliti e credo che non sia un caso che le intercettazioni siano diventate un punto di attacco fondamentale del sistema politico. Perchè ormai si è costruito un sistema di omertà blindato, testimoni non se ne trovano più, le poche persone che hanno osato raccontare alla magistratura i misfatti dei potenti hanno dovuto subire una via crucis che non ha risparmiato neanche i loro affetti più personali, faccio un nome per tutti Stefania Ariosto. Collaboratori non ce ne sono più, ci sono solo collaboratori che raccontano episodi di criminalità da strada. Magistrati che hanno osato fare indagini sui potenti sono sottoposti a procedimento disciplinare e trasferiti d’uffic io con procedure sommarie. Oggi l’unico momento di visibilità del modo con cui viene esercitato il potere sono rimaste le intercettazioni: sono le macchine che ci fanno ascoltare in diretta la vera e autentica voce del potere. E quando c’è un potere che opera nell’illegalità questo è diventato l’unico tallone di Achille che consente a noi di vederlo, perchè abbiamo una opposizione inesistente, un giornalismo che purtroppo non ha più spazi nella televisione, una magistratura che viene sempre più addomesticata, l’unico momento di visibilità democratica di come funziona il potere in Italia sono appunto le intercettazioni. Ed ecco perchè la riforma delle intercettazioni deve passare, perchè da quel momento in poi noi non sapremo più quello che succede in questo paese. La magistratura sar&agrav e; privata degli strumenti fondamentali. Ed il discorso sulle toghe rosse non ci sarà più perchè non ci saranno né toghe rosse né toghe nere né toghe di centro, ci sarà quell’impunità del potere di cui era consapevole il dott. Azzeccagarbugli quando Renzo Tramaglini diceva - dobbiamo agire secondo legge nei confronti di Don Rodrigo - ma che stiamo scherzando? - ecco io credo che questo è una cosa di cui siamo tutti consapevoli. Io e i miei colleghi assistiamo sgomenti a quello che sta succedendo perchè ci siamo battuti in questi anni con tutte le nostre risorse per cercare di arginare l’avanzare della criminalità mafiosa e della criminalità del potere e renderci conto che stanno facendo saltare gli ultimi anticorpi, che ci stanno disarmando, che stanno consegnando il paese alla criminalità è qualcosa che ci lascia sgomenti, interdetti e ci fa interrogare sul senso del sacrificio di quelli che prima di noi si sono sacrificati con la vita per cercare di contrastare... e io vi confesso che da qualche tempo ho difficoltà a partecipare il 23 maggio e il 19 luglio alle cerimonie per l’anniversario della strage di Capaci e di via D’Amelio perchè quando vedo in prima fila, a rappresentare lo Stato, personaggi sotto processo o condannati per mafia o corruzione, io non mi sento di poter stare in quella stessa chiesa, non mi sento di poter stare in quello stesso palazzo, e mi chiedo ma come potrannno i nostri ragazzi credere in uno Stato che ha queste facce. Allora altro che toghe rosse, io credo che la partita si stia giocando in questi giorni, e credo che se questa partita delle intercettazioni sarà perduta, non avremo soltanto una pessima riforma processuale ma avremo uno squilibrio dei poteri in Italia. E’ strano che una riform a processuale abbia uno spessore di carattere costituzionale ma questo avviene perchè siamo in una situazione di patologia. Perchè in una situazione fisiologica ci sono tutta una serie di anticorpi di controbilanciare gli abusi del potere: c’è una opposizione parlamentare, c’è un giornalismo libero e indipendente, c’è una separazione dei poteri. In un paese come questo, in cui tutti questi anticorpi sono stati disinnescati e dove soltanto le macchine, le microspie svolgono la funzione di opposizione, di visibilità democratica, quando anche le macchine saranno messe a tacere io credo che questo paese sarà messo a tacere".

mercoledì 11 marzo 2009

BRAVO OBAMA / FOR PRESIDENT

di Gianni Minà - da ilmanifesto.itL'Obama CANCELLATOIl nuovo capo della Casa bianca sta rimediando alle violazioni dei diritti umani dell'era-Bush, a partire da Guantanamo. Ma i nostri giornali e le nostre televisioni passano oltre, minimizzano, ne parlano poco. O, persino, lo osteggiano.La nuova America di Barack Obama mantiene le promesse riguardo i diritti umani violati a più riprese dall'amministrazione di Bush Jr. La Commissione di intelligence del Senato americano indagherà a breve sui metodi di interrogatorio e sulle modalità di detenzione messe in atto negli anni scorsi dalla Cia nei confronti di presunti terroristi. La notizia - confermata da fonti del partito democratico del Congresso - è stata ignorata dalla maggior parte dei mezzi di informazione italiani, anche da quelli che parlano molto - ma un po' ritualmente - di diritti umani.Il silenzio è sconcertante, specie se si considera, per esempio, che nel lager di Guantanamo, dove i detenuti erano reclusi in celle simili a stie per polli, dal 2001 al 22 gennaio di quest'anno, quando il nuovo presidente degli Stati uniti, evidentemente anche lui turbato da questo quadro, ha dato l'ordine di chiuderlo, sono transitati 775 prigionieri dei quali 420 sono stati liberati, dopo torture e offese, senza nessuna accusa o incriminazione. Un contesto tragicamente simile a quello descritto da Claudio Fava, giornalista, scrittore e parlamentare europeo, presidente della Commissione che ha indagato sulle extraordinary rendition, in un passaggio della prefazione per il libro di Giulietto Chiesa Le carceri segrete della Cia in Europa: «Questa storia è anche un viaggio nell'orrore e nel ridicolo: nomi storpiati, abbagli, menzogne. Con un più tragico e grottesco dettaglio: delle venti extraordinary rendition che la Commissione di inchiesta ha ricostruito, almeno diciotto riguardavano casi di persone totalmente innocenti. Catturate, detenute, torturate e infine - un anno dopo, due anni dopo, cinque anni dopo - liberate con un'alzata di spalle 'c'eravamo sbagliati'. E' solo una stolta avventura della Cia? Non credo. Quegli abusi, quelle menzogne, quegli eccessi sono anche i nostri».

giovedì 5 marzo 2009

LUCIO BATTISTI / 66 ANNI FA

EMOZIONI: 66 ANNI FA NASCEVA LUCIO BATTISTI, IDOLO ANCHE DI MARCO CARTA, VINCITORE DEL FESTIVAL DI SANREMO
SANREMO -IMPERIA Lucio Battisti è uno dei massimi autori ed interpreti nella storia della musica leggera italiana, la sua produzione ha rappresentato una svolta decisiva nel pop e nel rock nazionale, ha personalizzato e innovato in ogni senso la forma della canzone tradizionale e melodica.
Alcune canzoni di Lucio Battisti, come Un'avventura, Acqua azzurra, Acqua chiara, Fiori rosa, Fiori di pesco, Emozioni, Mi ritorni in mente, Il mio canto libero, La canzone del sole, E penso a te, Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi, hanno guadagnato in Italia la stessa celebrità e "solennità" dei più importanti successi internazionali della musica rock anglo-americana.
Al di là della sua pur vasta produzione, sia in brani da lui direttamente incisi, sia in canzoni affidate ad altri artisti, Lucio Battisti è un artista che ha lasciato un'impronta significativa nella musica italiana contemporanea. Il suo stile compositivo si e' contraddistinto per aver saputo sapientemente coniugare la tradizione italiana con le più avanzate sonorità d'oltreoceano insieme al particolare uso della voce, una "voce afona" usata quasi come uno strumento da parte del'artista.
La scomparsa di Lucio Battisti ha suscitato notevole cordoglio e, al tempo stesso, ridestato un vero e proprio "culto" per la sua musica; culto che sembra non avere mai fine e che ricorda da vicino quanto già constatato per grandi artisti stranieri quali Elvis Presley, o i Beatles dopo il loro scioglimento.
Anche per Marco Carta, vincitore all'Ariston, del Festival di Sanremo, Lucio Battisti è stato un idolo, come lui stesso ha sottolineato durante il Festival.
BATTISTI CANTA "MI RITORNI IN MENTE"

mercoledì 4 marzo 2009

ACQUA / PRIVATIZZATA - 2009

H2O ACQUA IN BOCCA: VI ABBIAMO VENDUTO L'ACQUA> > Il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via allaprivatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestionedei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economiacapitalistica.> Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non saràpiù un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (lestesse che possiedono l'acqua minerale).> Già a Latina, la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale)ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano,Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare icontatori.> La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondialeprovocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri.L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italianosta mettendo in vendita. L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, èun diritto fondamentale umano e nessuno puo' appropriarsene per trarneillecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno leprossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggiil governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.

GIUSTIZIA / BASTA

LA LEGGE A TOTALE FAVORE DI CHI DELINQUE: NESSUNO TOCCHI CAINO... MA CHI AIUTERA' ABELE?
Il Sindacato Polizia Nuova, di fronte agli ultimi e terribili eventi, lancia il suo grido di protesta
PORTICI -NAPOLI (UNONOTIZIE.IT)

Dall’ottobre 1989, data di entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, la criminalità ha avuto le “mani libere” e la concreta possibilità di rimanere impunita. Qualsiasi fosse il crimine commesso!

Tra patteggiamenti, riti abbreviati, buona condotta, indagini fatte dalla Polizia poi affidate al Magistrato che le reinvia alla stessa Polizia, dei tanti psicologi dove, insieme ad un’altra miriade di “sconti e sconticini”, di sentenze discutibili, chi commette un reato, anche quello più efferato, non può essere messo in galera per un periodo lungo.

Se una persona investe ed uccide qualcuno per strada, anche se sono 10 liberi cittadini, basta che questi entri, come è accaduto, in un bar e beva dell’alcool o assuma delle droghe per dichiararsi incapace di intendere e volere.
Se qualcuno commette anche un omicidio od una violenza, basta che si costituisca, guarda caso con l’Avvocato, 48 ore dopo aver commesso il crimine più efferato e, se non c’è il pericolo di fuga, rimane libero.

ADESSO LA MISURA E’ COLMA !!!
Troppe vittime innocenti, troppe morti senza colpevoli o condanne vere, con una infanzia continuamente violata e violentata, con le memorie delle vittime continuamente offese, umiliate e calpestate, con il dolore delle famiglie delle vittime che non viene ripagato dallo Stato con una pena certa e vera.
Nessuno mai pagherà per il sangue innocente versato, per il dolore atroce procurato e le lacrime che ancora bagnano la democrazia!!!

Una legge che è A TOTALE FAVORE DI CHI DELINQUE, una Legge che mette a disposizione di assassini, violentatori, camorristi, brigatisti e terroristi anche lo psicologo e il posto di lavoro perché questi criminali hanno ucciso e violentato a causa di una infanzia piena di traumi familiari o per motivi politici!!!
MA STIAMO SCHERZANDO?
Una Legge definita “FAVOR REI” lascia intendere tante cose, una Legge che, in pratica, dice: “NESSUNO TOCCHI CAINO!”

CHI AIUTERA’ ABELE??? A quanto pare a nessuno frega un bel niente di ABELE!!!
In italia si è arrivati, addirittura, al ridicolo dove criminali, in un esodo da altri paesi, vengono a commettere i reati più atroci e le violenze più inaudite consapevoli che non andranno mai in galera a causa di una Legge che, in pratica, NON ESISTE e che tutela, sempre e comunque, chi consuma qualsiasi tipo di crimine.
E quei Paesi? Diventano mete turistiche perché prive di criminalità!!!

E gli uomini delle Forze di Polizia continuamente depotenziate??? NON POSSONO FARE NULLA se non rischiare la vita per arrestare SEMPRE LE STESSE PERSONE da un ventennio e rimanere quasi come spettatori innanzi a crimini ed omicidi che vengono consumati e perseguiti senza mai UNA VERA GIUSTIZIA!!!
La Costituzione dovrebbe prevedere qualcosa per le vittime???
Al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato, a tutti i Ministri e le Forze di Opposizione il Sindacato Polizia Nuova dice: IO STO CON ABELE E LA VERA GIUSTIZIA CHE ANCORA DEVE VENIRE!!!

“In memoria del collega Salvatore D’ADDARIO e delle tante vittime e famiglie innocenti che non hanno ancora avuto vera Giustizia dallo Stato”.

CARLA POLI / RICICLAGGIO

Carissimi,ho ricevuto in questo momento una telefonata da Carla Poli, di rientroda Roma ed entusiasta perchè la Provincia di Roma ha deliberato l'adozione del suo metodo destinando 28 milioni a euro alla costruzione diimpianti di recupero/riciclaggio, altro che inceneritori.Anche le due lauree che ci sono state alla Sapienza tre giorni fa con laPoli come relatrice hanno destato enorme interesse.Chi può metta queste notizie sul proprio sito: i sindaci e tutti coloroche perseverano sulla strada degli inceneritori dovranno sapere che icittadini presenteranno il conto, perchè scegliere la strada dellaSICURA NOCIVITA' quando può essere evitata NON PUO' ESSERE PERDONATO ANESSUNO!Sempre grazie a Lucia Tamai di Treviso che neanche tre anni fa mipresentò la Poli, che ricordo timida e prudente, ma che strada facendo èdiventata davvero una vera forza della na tura.Patrizia Gentilini(Oncoematologo ISDE Forlì)

martedì 3 marzo 2009

BRESCIA

Romeo, perchè ti chiami Romeo? Cambia il tuo nome. In fondo, che cos'è un nome? Quella che noi chiamiamo una rosa, con qualsiasi altro nome, profumerebbe altrettanto dolcemente. Anche quello che noi chiamiamo inceneritore, con un altro nome sarebbe altrettanto pericoloso per la salute. Allora chiamiamolo termovalorizzatore. Anzi no: visto che non valorizza niente, dato che il bilancio tra l'energia consumata e quella prodotta è negativo, chiamiamolo termoutilizzatore, così ci limitiamo a dire che stiamo genericamente utilizzando qualcosa senza essere costretti a specificare come. Il Termoutilizzatore di Brescia, un mega impianto da 800.000 tonnellate l'anno, produce un decimo dell'energia erogata da una normale centrale turbogas. Di contro, il suo costo impiantistico per MegaWatt è cinque/sei volte tanto. Solo il 20% del potere calorifico presente nei rifiuti viene recuperato, contro il 55% di una centrale turbogas. Per di più, i vantaggi derivanti dalla poca energia ricavata, 570 milioni di chilowatt ora - ma le centrali si sfidano a colpi di GigaWatt - vengono annullati dallo spreco di materiali preziosi. Nella fattispecie, ogni anno vanno in fumo 5 o 6.000 tonnellate di ferro, 6.000 tonnellate di alluminio e centinaia di tonnellate di rame. Peccato che i minerali e i giacimenti fossili disponibili nella crosta terrestre non siano eterni, ma soprattutto abbiano tempi di formazione che vanno oltre la durata della vita umana. Quindi, per evitare di compromettere le riserve minerarie e fossili disponibili, dobbiamo riciclare, non incenerire. Qui casca l'asino. I Termoutilizzatori sono investimenti fruttuosi. Mentre le direttive che arrivano dall'Europa, della quale siamo diversamente membri, considerano energia rinnovabile solo la parte organica dei rifiuti, ovvero gli scarti vegetali, da noi l'energia prodotta dai rifiuti viene considerata tutta rinnovabile, alla stregua del solare, dell'eolico, dell'idroelettrico e del geotermico. Attraverso questo giochetto, una specie di Lodo Alfano della spazzatura, gli inceneritori beneficiano dei cosiddetti CIP6, finanziati estorcendo un sovrapprezzo del 7% sulle nostre bollette elettriche. Per l'impianto di Brescia, nel 2006 ASM Spa ha ricevuto contributi per oltre 71 milioni di euro. Più si termoutilizza, più si guadagna. Per termoutilizzare, però, ci vuole la materia prima: i rifiuti solidi urbani (RSU). Perché l'investimento renda al massimo, è necessario trovare circa 800.000 tonnellate di munnezza l'anno. A Brescia cercano disperatamente di buttare qualsiasi cosa, anche oggetti nuovi, ma in tutta la provincia, in base al Rapporto Termoutilizzatore 2006/2007, non raggranellano che la metà della spazzatura necessaria. Il resto bisogna importarla. Ecco perchè riciclare non conviene: un aumento di efficienza della raccolta differenziata diminuirebbe la pur già esigua disponibilità di rifiuti da bruciacchiare. Più riciclaggio = meno dividendi alla fine dell'anno. Poco importa se nel latte di alcune aziende nei dintorni della città si è recentemente scoperta una presenza di diossine fuori norma. Chissenefrega se si nota un’elevatissima incidenza di tumori al fegato. Il Registro Tumori dell'ASL tranquillizza tutti: è colpa dell'abuso di alcolici. Se lo dice il Registro Tumori dell'ASL, finanziato da tale Ing. Renzo Capra il quale è anche Presidente di ASM nonchè Presidente del Consiglio di Sorveglianza di A2A - nella quale l'ASM è co nfluita - allora a Brescia si possono dormire sonni tranquilli. Direi tra due guanciali. Anzi, visto che le nanopolveri possono percorrere anche 300Km prima di depositarsi, vorrei lanciare un monito ai lombardi tutti: respirate a pieni polmoni, l'importante è non esagerare con i grappini! A titolo di informazione, in Lombardia ci sono 13 impianti che fanno l'aerosol ai padani, e che tra l'altro non contribuiscono che per il 2% al fabbisogno energetico nazionale. Ora si spiega perchè Bossi è un po' iperteso. Ma il meglio deve ancora venire! Nel 2006 il WTERT– Waste to Energy Research and Technology Council 2006 (Il Consiglio per la Ricerca e la Tecnologia della Termovalorizzazione) ha conferito al termoutilizzatore di Brescia il premio 'Industry A ward 2006' per il miglior impianto di termovalorizzatore al mondo. Il WTERT, della Columbia University, annovera la Martin GmbH tra gli Sponsors and Supporting organizatons. Indovinate chi figura tra i costruttori dell'inceneritore premiato? Bravi, avete vinto una fialetta di nanoparticelle da inalarvi per aerosol nel caso abbiate bevuto un goccio di troppo.Grazie a Lucia Piancastelli, studentessa presso la facoltà di economia di firenze